Se mi dovessi descrivere con un oggetto penserei ad mosaico o una coperta patchwork, entrambi composti da tessere o da pezzi di stoffa diversi tra loro, che riconsegnano però un’unica realtà. Vedo, infatti, le tessere o le stoffe come le diverse esperienze che mi caratterizzano (penso agli studi in teologia prima e in filosofia dopo) o come le persone che ho incontrato (i miei amici, familiari, docenti, conoscenti) o come i diversi contesti in cui mi sono trovato a lavorare (il marketing e la scuola).
Un mosaico, inoltre, per essere davvero compreso non basta che sia osservato da lontano ma a volte, per coglierne le rifiniture, è indispensabile scrutarlo, e penso che scrutare sia il verbo che più mi rappresenti: ho molteplici interessi, mi piace formarmi in diversi campi del sapere e fare esperienze disparate. Mi piace indagare per poi portare a sintesi nella mia vita… un po’ come in un mosaico o in una coperta: solo insieme quei pezzi trovano un senso.
2. Come ti sei avvicinato alla Facoltà?
Il mio avvicinamento alla Facoltà di Teologia di Lugano è stato un po’ inusuale. Stavo per completare gli studi in filosofia e lavoravo come direttore marketing, ciononostante stavo pensando ad un’attività che mi permettesse di approfondire la mia passione per la ricerca. Così ho iniziato a documentarmi e ho cercato anche la Facoltà di Teologia di Lugano. Sul sito web ho trovato un’inserzione in cui si parlava di un Joint Program in Teologia e in Filosofia per un dottorato di ricerca. Io avevo studiato approfonditamente entrambe le discipline e quell’iniziativa mi è sembrata il naturale coronamento di entrambi i miei percorsi di studi. E così, nonostante il lavoro che stavo conducendo e che mi soddisfaceva, ho inviato il mio progetto di ricerca e dopo l’accettazione ho scelto di mollare tutto e trasferirmi in una nuova nazione per intraprendere questa strada nel mondo accademico.
3. Che ambiente hai trovato alla FTL?
In facoltà si sperimenta costantemente aria nuova. Da quando sono entrato, ormai quasi tre anni fa, ho potuto notare non solo diversi cambiamenti - segno di una realtà che vuole crescere - ma una costante spinta al dialogo con gli interni e con gli esterni. La facoltà si configura, infatti, come un ambiento aperto in cui incontrarsi e confrontarsi con i colleghi più giovani e con i docenti, un contesto nel quale tutti, dal personale tecnico amministrativo al corpo docente, sono pronti a venirti incontro per stimolare e agevolare la tua attività di ricerca, accompagnandoti sempre con competenza o semplicemente con familiarità. Ho sperimentato tutto ciò in un senso molto pratico: trovando nel mio Tutor disponibilità a intessere relazioni accademiche con altri atenei e altri centri di ricerca; trovando supporto per la mia attività internazionale sia nel Rettore sia nella Segreteria Generale; percependo accoglienza e flessibilità (elementi non sempre comuni in contesti già strutturati). Penso quindi che apertura, dinamicità e accoglienza siano gli elementi chiave della nostra FTL.
4. Come vedi il tuo futuro?
Vorrei poter cambiare domanda ma mi sa tanto che non mi sarà concesso. Il mio futuro al momento è come uno schizzo su un foglio già più volte stropicciato. Nel corso della mia vita ho fatto molteplici esperienze, spesso anche diverse tra loro e inusuali, le quali mi hanno sempre arricchito e delle quali non mi sono mai pentito. Oggi quell’insieme di esperienze sono state coronate dal mio percorso di dottorato che spero possa essere un tassello chiave per una vita dedicata alla ricerca e all’insegnamento. Non penso che il mondo accademico sia l’unico in cui mi sento a mio agio ma indubbiamente è quello che mi rende completo. Intercettare le domande che il mondo pone, indagarne il contenuto investigando la storia dei problemi, e tentare di formulare nuove prospettive mi sembra l’attività più creativa che esista. Ma l’aspetto più importante è dato dalla condivisione di idee: l’incontro con gli altri si realizza, nel contesto accademico, mantenendo sempre alto il livello, ed è questa l’esperienza più bella che vorrei poter fare mia ogni giorno nel mio futuro prossimo e remoto.